martedì 24 aprile 2012

Geni, Memi e Genere

Negli ultimi decenni lo studio del genere nella cultura umana è rientrato come argomento nel campo dell'antropologia. Il genere è infatti fondamentale per comprendere l'evoluzione culturale e biologica negli esseri umani. Tuttavia, alcune prospettive teoriche antropologiche, e le scienze sociali in generale, divergono dalle scienze fisiche riguardo all'importanza data alla cultura rispetto alla genetica e al loro impatto sull'evoluzione umana. Nuove teorie antropologiche di carattere sia culturale che biologico sulla co-evoluzione cercano di colmare questo divario. Il riconoscimento della doppia eredità data dalla cultura e dalla genetica è essenziale per la comprensione del genere e la nostra comprensione dell'evoluzione del genere e delle identità di genere può fornire il miglior riferimento per esplorare le implicazioni culturali di una possibile divergenza biologica umana in un futuro transumanista.

Quando Charles Sarwin propose la sua teoria sull'evoluzione, rilevò tra i maschi e le femmine di alcune specie animali notevoli differenze che apparivano in contrasto con i concetti fondamentali della selezione naturale. I maschi di alcune specie hanno evoluto le proprie armi. I maschi delle pecore bighom usano le corna per combattere potenziali rivali durante l'accoppiamento. In altre specie i maschi hanno evoluto elaborate parti del corpo utilizzate come ornamento. La coda lunga e colorata del pavone sembra attrarre le esigenti femmine alla ricerca del miglior compagno. Una coda ingombrante e dai colori vivaci però è in contraddizione con le leggi della selezione naturale. Ci deve essere quindi un processo di evoluzione che ha operato sulle differenze biologiche tra i sessi. Con Darwin ha inizio la battaglia accademica tra i sessi.
Anche se alcune peculiarità appaiono a seguito dell’addomesticamento di alcune specie e divengono ereditarie in relazione ad uno specifico sesso, non ci sono dubbi riguardo al fatto che questo resti comunque un processo naturale. Quindi si può assumere che la selezione naturale abbia agito sui due sessi in relazione alle diverse attitudini di vita, come succede a volte, o in relazione all'altro sesso, come avviene comunemente. Questo ci porta a dire qualche parola riguardo a quella che viene chiamata "selezione sessuale".

Darwin definisce la selezione sessuale come una lotta tra individui all'interno del processo di selezione di un compagno adatto alla riproduzione. Gli individui di entrambe i sessi cercano di aumentare il loro successo riproduttivo scegliendo compagni che presentino delle caratteristiche favorevoli a quei fini o esibendo tratti competitivi che permettano un migliore accesso al partner per accoppiarsi. Il successo o il fallimento riproduttivo associato a queste caratteristiche crea pressioni selettive che guidano l'evoluzione delle differenze biologiche e dei diversi comportamenti tra i sessi oltre all'evoluzione della specie nel suo complesso. Pertanto, la selezione sessuale e la selezione naturale sono processi evolutivi profondamente interdipendenti.

La brillantezza della teoria dell'evoluzione di Darwin è stata turbata dal disaccordo accademico riguardo l'importanza delle selezione sessuale nell'evoluzione biologica. Alcune delle difficoltà risiedono nel modo in cui Darwin ha inquadrato e sostenuto la sua tesi. Inserì infatti la selezione sessuale all'interno di universali comportamenti maschio-femmina che, alcuni sostengono, rappresentassero solo dei pregiudizi culturali di epoca vittoriana riguardo ai rapporto uomo-donna rispetto alla realtà estremamente diversa della nostra natura. "Universali", inoltre, implica predisposizioni innate verso un certo comportamento. A onore di Darwin, va detto che egli lasciò la porta aperta alla cultura, insistendo sul fatto che mente e corpo svolgono entrambi un ruolo nell'adattamento. Molti biologi ritengono che sia stato questo il più grosso errore di Darwin.

Le teorie della selezione sessuale in ultima analisi si estendono alle questioni sul comportamento umano. La cultura fornisce ancora un altro livello di complessità alla già complessa interconnessione tra selezione naturale e selezione sessuale. Questo porta al lungo dibattito su natura e cultura. I ruoli di genere emergono dalla rigida struttura genetica, oppure i ruoli di genere emergono dalle relazioni sociali mediate dalla cultura? In passato, ricercatori in scienze biologiche favorivano la genetica, mentre ricercatori in campo sociale favorivano la cultura. Questo divario può diventare castrante per le nuove teorie di genere, e comportamento umano in generale, che si stanno dirigendo verso una visione che prevede che l'evoluzione culturale e l'evoluzione biologica siano sistemi interdipendenti di eredità che, insieme, definiscono la nostra specie.
Una delle critiche più recenti e più dura sulla selezione sessuale viene dal biologo Joan Roughgarden. Nel suo libro Evolution’s Rainbows, egli esplora il suo personale interesse in fatto di genere. Sesso e genere non sono la stessa cosa. A causa della grande diversità tra le specie viventi, il sesso biologico non può essere facilmente determinato dalla forma corporea o dai comportamenti d'accoppiamento. L'unico universale metodo per definire le differenze sessuali sta nella differenza di dimensione tra le cellule riproduttive chiamate "gameti". Il sesso che fornisce gameti più piccoli (spermatozoi) viene definito come maschio. Gameti più grandi (ovuli) designano il sesso femminile. Il genere non fornisce una strada così semplice. Roughgarden definisce il genere come "l'apparenza, il comportamento e la storia di vita di un corpo sessuato". L'inclusione del "comportamento" e della "storia di vita" nella definizione del genere implica una forte influenza culturale nell'identità di genere.

Roughgarden procede poi col suo attacco alla selezione sessuale di Darwin, fornendo numerosi esempi di specie che hanno abitudini di accoppiamento non conformi agli stereotipi di genere ribaditi dai teorici darwiniani. Il modello standard degli ornamenti maschili di aggressione o per far colpo sulla femmina, sarebbe infatti una semplificazione nel caso del pavone maschio o nelle pecore bighorm. Utilizzando le abitudini di accoppiamento di alcuni pesci o uccelli, Roughgarden rifiuta la nozione universale di competitività diretta dei maschi nella selezione sessuale. Sostiene che le femmine non scelgono i loro compagni in base alla manifestazione di geni superiori, ma sulla percezione che il maschio terrà fede alla sua "promessa di cure parentali". Così, la cura parentale è più importante per il successo della prole di quanto non lo siano buoni geni. I suoi esempi tendono a intervenire con un significato di patrimonio culturale in un comportamento che potrebbe essere un po' troppo indulgente perché assegna caratteristiche umane agli animali.

Lo zoologo Richard Dawkins non è pronto a gettare la selezione sessuale, ma non prende in considerazione la selezione sessuale come perfetta e universale. "La selezione sessuale produce stravaganze, bizzarre evoluzioni che vanno in direzioni apparentemente arbitrarie, si alimenta di se stessa per generare selvatici voli di fantasia evolutiva". Esso sembra suggerire che l'arbitrarietà della scelta sessuale possa essere il meccanismo necessario alle specie per evolvere in negativo lungo il loro percorso. La selezione sessuale può portare in un loop in cui le scelte femminili e l'adattamento maschile possono guidare le femmine e i maschi di pari passo verso l'evoluzione di elementi utili quali il bipedismo o le grandi dimensioni del cervello. Da questo punto di vista, un cervello più grande è la versione umana della coda del pavone. Tuttavia, Dawkins è turbato dal fatto che il cervello umano non mostri un forte dimorfismo sessuale. Egli esplora diverse soluzioni promettenti adottate da altri ricercatori, tra cui la possibilità che la selezione sessuale operi bidirezionalmente tra maschio e femmina. Alla fine, Dawkins, rimane soddisfatto di questo aspetto dell'evoluzione umana ma incoraggia una continua discussione sul concetto di selezione sessuale.

Se la selezione sessuale è un meccanismo necessario a spiegare la grande diversità di improbabili comportamenti presenti in natura, allora come tiene conto la selezione sessuale della sessualità tra persone dello stesso sesso? Una visione puramente darwiniana sosterrebbe che l'accoppiamento è finalizzato solo alla riproduzione. La selezione sessuale sceglie solo adattamenti che portino al maggior successo nella riproduzione. Da questa prospettiva la sessualità all'interno dello stesso sesso è disadattativa. La selezione è contro ogni propensione genetica al comportamento omosessuale a causa del fallimento riproduttivo di tali tendenze genetiche.

Roughgarden sostiene che la sessualità giochi un ruolo importante nella gestione dei rapporti sociali, nonché nel facilitare la riproduzione. Di conseguenza, la sessualità tra persone dello stesso sesso ha la sua importanza adattativa, anche se non supporta la riproduzione in maniera diretta. Roughgarden rinforza la sua tesi nel descrivere i comportamenti omosessuali e transessuali presso diverse specie animali. I bonobo sono il suo esempio preferito, perché sembra che utilizzino il sesso non monogamo a scopo sociale oltre che per la riproduzione. Partecipare all'attività sessuale rinforza la socialità del gruppo. Per quanto riguarda i legami sociali, gli incontri sessuali tra membri dello stesso sesso sembrano essere importanti quanto quelli finalizzati alla riproduzione. Roughgarden conclude che il comportamento sessuale sociale è un vantaggio adattativo e quello che lui chiama un tratto socio-includente. Partecipare ai comportamenti sociali del gruppo migliora la sopravvivenza individuale, che a sua volta fornisce una pressione selettiva a favore dei tratti ereditari che promuovono il comportamento sociale. Roughgarden chiama questo processo "selezione sociale". In termini di evoluzione biologica, la selezione sociale guarda al gruppo sociale come una fondamentale unità di selezione su cui l'evoluzione opera.

La selezione di gruppo è categoricamente respinta da Dawkins. Sembra plausibile pensare che la riproduzione sia stata progettata per perpetuare la specie nel suo insieme o anche nell’ambito di un gruppo sociale limitato. Al fine di attuare la selezione naturale e favorire un gruppo, i membri del gruppo devono adottare comportamenti altruistici che promuovano la sopravvivenza del gruppo rispetto alla sopravvivenza dell'individuo. Secondo Dawkins questo non è in accordo con una stabile evoluzione. Gli individui che possiedono una propensione biologica a truffare il sistema sarebbero più efficaci a diffondere i propri geni. Mentre un sistema in cui ci siano troppi altruisti collasserebbe. L'evoluzione biologica è una forza egoista. Dawkins vede la selezione individuale come un ulteriore passo avanti nel proporre la tesi che la concorrenza selettiva si svolge a livello genetico, il più favorito è conosciuto come il "gene egoista".

Tutto ciò è interessante quando le strategie di selezione e i geni egoisti si applicano al comportamento animale, ma come si applicano invece alla grande varietà del comportamento umano? Dawkins si è posto questa domanda riguardo a molti dei comportamenti di accoppiamento umani e ha concluso che "ciò che questa straordinaria varietà suggerisce è che il modo di vivere dell'uomo è in gran parte determinato dalla cultura piuttosto che dai geni." Come ogni buon neo-darwinista farebbe, Dawkins ha tentato di inserire la cultura in un quadro evolutivo che è analogo al sistema biologico. Un meme è infatti un qualsiasi simbolo o un'idea che può replicarsi e diffondersi utilizzando gli esseri umani come ospiti. L'idea del meme come replicatore e come meccanismo di trasmissione culturale ha da allora incontrato alcune difficoltà degne di nota, ma come termine generale esso simboleggia l'eredità culturale in un quadro evolutivo.

Quando la cultura viene vista come un sistema ereditario separato dal patrimonio genetico, una cruciale comprensione della relazione tra questi due sistemi diventa evidente: la cultura guida l'evoluzione biologica tanto quanto l'evoluzione biologica guida la cultura. Nel definire gli esseri umani le due sono inseparabili. Ironia della sorte, l'antropologo Clifford Geertz potrebbe aver preceduto i biologi nel riconoscere questo importante rapporto. Geertz ha concluso che la visione secondo la quale gli umani prima si siano evoluti fisicamente fino allo stato moderno e solo dopo abbiano acquisito la loro cultura, deve essere accantonata. L'evoluzione della cultura ha ed ha avuto un ruolo fondamentale nell'evoluzione biologia dell'uomo.
Dawkins vede il meme come operatore potenziale nel processo di selezione sessuale. Il principio base del meme come unità di trasmissione culturale ha stimolato un intero nuovo campo di ricerca chiamato memetica. Uno degli elementi fondamentali della memetica è che l'informazione culturale è un modificatore importante nel mondo biologico. Secondo il punto di vista di Roughgarden il cervello umano come tratto di inclusione sociale, nasce dall'idea che la complessità sociale seleziona un cervello complesso secondo una "evoluzione galoppante delle dimensioni del cervello e della sua complessità". L'idea che la selezione naturale possa avvenire attraverso i geni (natura) e i memi (nutrimento), che essi possano lavorare come sistemi ereditari separati ma interdipendenti, offre nuove possibilità teoriche per esplorare l'evoluzione umana.
La teoria dell'Eredità Doppia porta avanti il punto di vista darwiniano sul cambiamento evolutivo. Shennan identifica due modi in cui l'evoluzione possa verificarsi.

(1) Attraverso la selezione naturale agente sugli individui sopravvissuti e il successo riproduttivo che può avvenire attraverso una selezione basata sulle loro tradizioni culturali.
(2) Attraverso processi di selezione culturale che possono operare anche non come risultato della selezione naturale che riguarda la sopravvivenza degli individui e il loro successo riproduttivo, bensì come risultato di un conscio o inconscio processo decisionale basato su una certa varietà di criteri.

La teoria della Doppia Eredità sostiene che il linguaggio, l'arte e i manufatti possono essere empiricamente studiati riguardo alla trasmissione a alla diffusione delle idee. La diffusione e l'evoluzione delle forme culturali possono essere confrontate e poste in relazione alla diffusione genetica e al declino delle popolazioni. Meccanismi di trasmissione culturale operano in modo diverso dai meccanismi di trasmissione biologica. L'eredità culturale e l'eredità biologica sono entrambe sistemi evolutivi, ma non obbediscono alle stesse regole. L'evoluzione biologica può benissimo provenire dalla diffusione del gene egoista, ma l'evoluzione culturale porta ad una selezione a livello di gruppo. Questa potenziale miscelazione di diversi livelli di selezione certamente complica le cose. Con la raccolta di dati empirici provenienti da entrambe i sistemi ereditari, possono essere esplorati modelli basati su somiglianze e differenze. Teorie nate all'interno di questi principi possono tentare lo studio del genere sia dal punto di vista antropologico che archeologico.

Shennan dedica un intero capitolo del suo libro “Geni, Memi e Storia Umana” al tema dei rapporti uomo-donna. Servendosi di diversi resoconti etnografici, confronta e contrappone gli elementi comuni tra le risorse, la concorrenza, la coercizione e la scelta riguardo all'investimento maschile e femminile nella prole. Shennan conclude che vi è sufficiente evidenza empirica da ricavare cinque "... possibili relazioni tra maschi e femmine... Esse nascono dai loro interessi riproduttivi indipendenti e dalle risposte... Non sono geneticamente predeterminate."

(1) Concorrenza inter-femminile, particolarmente forte in condizione di elevate differenze di ricchezza, con o senza monogamia.
(2) La forza e la forma assunta dalla concorrenza inter-femminile variano a seconda della probabilità e della necessità delle risorse della parentela maschile.
(3) Competizione inter-maschile che tende ad essere maggiormente attenuata in una società stratificata piuttosto che in una non stratificata, perché i maschi di diversi strati non sono in concorrenza tra di loro.
(4) La correlazione tra ricchezza e successo riproduttivo è più forte tra i maschi rispetto alle femmine, esattamente come la correlazione tra il successo riproduttivo del genitore e quella del figlio.
(5) La sessualità femminile sarà più fortemente controllata in situazione di forti investimenti maschili.

Shennan non considera le sue categorie come universali, piuttosto come tendenze prevedibili. Esse non riescono tuttavia a tener conto delle possibilità estremamente complesse ritrovate all'interno dei rapporti uomo-donna. Per esempio come funziona la selezione? Come sottolinea Zuk, fino a poco tempo fa la maggior parte dei matrimoni erano organizzati dalle famiglie nella prospettiva di motivazioni politiche. Le famiglie beneficiavano di buoni matrimoni che miglioravano il loro accesso a diversi status e aumentavano le loro risorse di sopravvivenza, soprattutto quando erano in gioco la ricchezza della sposa e la sua dote. Potenziali spose e sposi potevano detenere un potere di veto, ma la volontà di controllo parentale poteva essere un potente incentivo a cooperare. Shennan non affronta la selezione di gruppo a livello familiare o parentale, ma si concentra invece su più ampi gruppi. Questo è un peccato in quanto la selezione basata sulla cooperazione tra parenti potrebbe essere l'argomento più forte riguardo alla selezione di gruppo.

Il riduzionismo di Shennan in materia di rapporti uomo-donna potrebbe non sembrare in grado di riconoscere la complessità e la diversità del comportamento umano. Ma potrebbe essere anche una strategia intenzionale diretta ad una specifica metodologia utilizzata dalla teoria della Doppia Eredità. Richerson e Boyl delineano i passi fondamentali dell'analisi darwiniana:

(1) Elaborare un modello della storia della vita degli individui;
(2) Creare un modello individuale dei processi di trasmissione culturale (e genetica, se rilevante) della loro storia di vita;
(3) Decidere quali varianti culturali (o genetiche) prendere in considerazione;
(4) Creare un singolo modello che consideri gli effetti ecologici della storia vitale e delle varianti;
(5) Scalare fino a considerare i processi a livello individuale in una popolazione e reiterare prolungando nel tempo il modello andando generazione dopo generazione.

I modelli matematici basati su questi principi sono utilizzati per elaborare grandi quantità di dati generati da rilevazioni empiriche. Questo metodo richiede che la complessità e la diversità debbano essere semplificate in elementi fondamentali. Tuttavia, Richerson e Boyl sottolineano che il "riduzionismo della scienza evoluzionistica è puramente tattico, semplici modelli deliberatamente irrealistici ed esperimenti altamente controllati hanno avuto un grande valore euristico, perché sono stati in grado di catturare piccole porzioni gestibili di realismo".

Quasi tutti i lavori antropologici sono stati radicati nel passato o nel presente. L'antropologia darwiniana si sforza di comprendere come lo stato passato si sia evoluto fino allo stato presente dell'uomo. Altri paradigmi sono strettamente legati al descrivere e comprendere il comportamento umano attuale. Pochi antropologi hanno avuto il coraggio di guardare al futuro, forse per buone ragioni. Brutti ricordi del darwinismo sociale ancora si attardano col loro potente effetto, ed è giusto che sia così. Tuttavia, in una situazione di sempre più rapidi cambiamenti riguardanti la società di oggi, può essere saggio per l'antropologia guardare al futuro e porsi delle domande. La nostra sopravvivenza può dipendere da una certa comprensione antropologica.

Il caso Roughgarden sul riconoscimento dei generi alternativi e l'importanza della diversità, ha robuste basi politiche, sia per i nostri tempi attuali che per il nostro futuro. Si è d'accordo sulla necessità di comprendere e trattare equamente le persone di tutti i generi e identità personali. Tuttavia, c'è da considerare che la teoria secondo cui il futuro progresso tecnologico sia una minaccia per la diversità umana sembra infondato. La storia ha dimostrato che il progresso tecnologico ha sempre portato a un maggiore potere individuale di scelta di espressione culturale. Nelle società tecnologicamente avanzate oggi l'individuo medio detiene un potere di scelta per molti versi superiore a quello della regalità di solo pochi secoli fa. In quali culture tradizionali un individuo ha la possibilità di modificare o cambiare la propria identità di genere sia sul piano sociale che biologico?

Il genere è un argomento di discussione estremamente importante nel nostro tempo presente, perché è la questione sulla personalità che maggiormente si avvicina alle nostre definizioni di umanità. Che cosa significa essere umani? Geertz, Dawkins e la maggior parte degli studiosi di evoluzione, sono giunti alla consapevolezza che l'Homo Sapiens sia un animale incompiuto. L'evoluzione non si ferma con noi come obiettivo finale. Inoltre, quasi quarant'anni fa, Geertz ha avuto l'intuizione straordinaria che l'uomo sia un artefatto culturale. La nostra identità biologica è in parte il risultato della nostra creatività culturale. Fino ad ora, la cultura è stata solo in grado di deviare le traiettorie dell'evoluzione umana modellando l'ambiente in cui si verifica l'adattamento. Con l'avvento dell'ingegneria genetica si avrà il potere di dirigere l'evoluzione dell'uomo.

I transumanisti prevedono e promuovono un futuro in cui gli individui possano scegliere di estendere le proprie capacità fisiche e mentali al di là dei limiti naturalmente evoluti della condizione umana. Essi sostengono che le tecnologie genetiche e molecolari necessarie per sfuggire ai limiti della natura sono al massimo a pochi decenni di distanza dal diventare reali. Predire il futuro è uno sforzo precario. Tuttavia, se una qualche versione di questo futuro transumanista dovesse divenire realtà, i nostri concetti di personalità e identità, la stessa umanità, saranno messi in discussione. Indicatori culturali attuali riguardo l'identità, come l'alterazione cosmetica, il body building, l'applicazione di ornamenti, potranno diventare marcatori biologici geneticamente potenziati di identità. Il potenziale di divergenza biologica sarà solo limitato dalla diversità immaginabile dalla creatività umana e dal potere di scelta individuale. L'analogia più vicina che abbiamo oggi a disposizione di tali identità umane potenzialmente divergenti riguardano le identità culturalmente e biologicamente collegate di genere. Le idee transumaniste possono sembrare fantascienza, ma le premesse tecnologiche fondamentali sostenute dal transumanesimo vengono prese ora seriamente in considerazione dai ricercatori di quasi ogni campo scientifico.

Darwin ci ha dato l'idea di selezione naturale e selezione sessuale. Geertz e altri hanno analizzato il potere sottile della selezione culturale. Si potrebbe presto essere in grado di scegliere personalmente di implementare direttamente la propria selezione individuale. Nel caso di una emersione di un futuro transumamo, l'antropologia transumanista dovrà far fronte a nuovi livelli di complessità e di diversità rappresentati dalla bio-cultura transumana. Gli studi di genere possono fornire il miglior punto di partenza per esplorare questi regni stimolanti di nuove identità, di diversità e di scelta. Così come la natura umana diventa sempre più accurata, l'antropologia deve elaborare nuovi metodi per studiare e comprendere le traiettorie diverse ma collegate riguardanti l'evoluzione culturale e l'evoluzione biologica. La teoria della Doppia Eredità può fornire un possibile strumento. La sfida dell'antropologia nei prossimi decenni non sarà solo capire come ci siamo evoluti, ma tenere il passo e capire come ci stiamo evolvendo.


Darwin, Charles: 1859 The Origin of Species by Means of Natural Selection. New York: New American Library, 1958.
Dawkins, Richard: 2004 The Ancestor’s Tale: A Pilgrimage to the Dawn of Evolution. Boston, New York: Houghton Mifflin Co.; 1989 The Selfish Gene. Oxford: Oxford Univ. Press.
Geertz, Clifford: 1966 The Impact of the Concept of Culture on the Concept of Man. Reprinted in, Investigating Culture. By Carol Delaney, 2004, Malden: Blackwell Publishing.
Gabora, Liane: 1997 The Origin and Evolution of Culture and Creativity. Journal of Memetics - Evolutionary Models of Information Transmission.
Knauft, Bruce M.: 1987 Divergence Between Cultural Success and Reproductive Fitness in Preindustrial Cities. Current Anthropology.
Richerson, Peter J. and Robert Boyd: 2005 Not by Genes Alone: How Culture Transformed Human Evolution. Chicago and London: Univ. of Chicago Press.
Roughgarden, Joan: 2004 Evolution’s Rainbow: Diversity, Gender, and Sexuality in Nature and People. Berkeley and Los Angeles: Univ. of California Press.
Shennan, Stephen: 2002 Genes, Memes and Human History: Darwinian Archaeology and Cultural Evolution. New York: Thames and Hudson.
World Transhumanist Association: 2002 The Transhumanist Declaration.
Zuk, Marlene: 2005 Animal Models of Gender. In Gender in Cross-Cultural Perspective. Ed. Caroline B. Brettell and Carolyn F. Sargent Upper Saddle River: Prentice Hall; 2002 Sexual Selections: What We Can and Can’t Learn about Sex from Animals. e-Book ed. Berkeley, Los Angeles, London: Univ. of California Press.

lunedì 23 aprile 2012

Il genere e la tirannia della "normalità"

In passato, le maggiori difficoltà legate ai problemi di identità di genere riguardavano il fatto che questi venivano percepiti come malattie rare e le persone che ne erano affette venivano quindi isolate e molto spesso fraintese. I transgender furono repressi, perseguitati e non presi sul serio, con la conseguenza di vedere il loro stato gravato anche dalla solitudine e dalla depressione.

Un ragazzo avrebbe potuto dire del suo sentirsi come una ragazza, ma di cose di questo tipo se ne sentiva così poco parlare che non sarebbe stato creduto o avrebbe imparato a mantenere quel segreto e a soffrirne di conseguenza. Internet ha reso il transgendersimo dei bambini molto più evidente, il che lo rende più facile da accettare e, si spera, più normale. Ma, esattamente in linea con l'ondata di notizie sensazionalistiche riguardo a bambini piccoli la cui condizione viene pubblicamente mostrata, si ha del lavoro da fare dal punto di vista culturale: la "normalità" ha bisogno di ampliare i propri orizzonti.

Durante la crescita, che si tratti di un bambino disforico o meno, l'educazione dovrebbe essere basata sull'invogliare l'espressione personale e non sull'opprimerla, cosa che invece avviene troppo spesso. Idealmente chi si occupa di un bambino disforico non dovrebbe essere né punitivo, né eccessivamente entusiasta, in quanto entrambe queste reazioni sarebbero a loro modo l'espressione di un giudizio. Un giudizio è un po' come un punto fermo e, una volta raggiunto, tendono a cessare ulteriori esplorazioni. Invece gli adulti devono lasciare esprimere l'esperienza soggettiva del bambino. Devono sforzarsi di comprendere e appoggiare i suoi sentimenti.

L'accettazione insegna ai bambini ad entrare in empatia con l'esperienza soggettiva altrui, imparando così le diverse forme di espressione personale. Se un bambino pensa di essere Batman o si identifica come una femmina pur avendo i genitali maschili, la sua esperienza dovrebbe essere onorata. Invece di solito si assume che non crescerà sicuramente pensando di essere Batman, ma che sicuramente crescerà volendo essere una ragazza, teoricamente sarebbero possibili entrambe le cose.

E' molto difficile stabilire se quel bambino desidera veramente essere una bambina o semplicemente sta vivendo un gioco passeggero. Il suo comportamento, insieme ad altri, possono essere i presupposti per una disforia di genere. I fattori determinanti sono ancora oggetto di studio e si parla di aspetti ormonali, sociali, ambientali, in qualsiasi loro combinazione. Ma è impossibile costatare subito quanto in profondità queste influenze siano radicate. Il bambino molto raramente riuscirà a spiegare ad un adulto perché preferisce essere una ragazza invece che un ragazzo. I suoi sentimenti, anche se forti, sono rudimentali e probabilmente non ancora pronti per essere trasformati in parole formando un'argomentazione complessa. Potrebbero non esserlo per lungo tempo ancora o non diventarlo mai. Sono difficoltà che hanno anche molti transessuali adulti, mettere il sentire riguardo alla disforia di genere in parole è difficile visto che le sue cause sono per lo più pre-verbali, legate all'ambiente e alla biologia. Un transessuale adulto probabilmente direbbe cose del tipo "sono una donna intrappolata in un corpo da uomo" o il contrario. Questo è un luogo comune che tende a ripetersi ma resta molto difficile trovare parole specifiche diverse e soggettive per esprimerlo.

Per molti è impossibile immaginare cosa significhi sentirsi intrappolati in un corpo che si percepisce come del sesso sbagliato. E' un sentimento così lontano dalla comune esperienza soggettiva che la prima reazione spesso porta a pensare che la disforia di genere sia una scelta che debba essere intrapresa solo in qualità di individuo adulto. Ma non è una scelta, è una condizione. E in alcuni casi è così definita che le persone disforiche desiderano modificare il proprio corpo.

Può verificarsi che la loro vita diventi addirittura più facile se i trattamenti ormonali vengono avviati prima della pubertà. I genitori che si trovassero di fronte a questa possibilità devono essere consapevoli che non è una decisione che si troveranno ad affrontare da soli. Specialisti psichiatrici e psicologici li guideranno e aiuteranno a capire come procedere in maniera esplicitamente rivolta ad ogni particolare bambino. Sebbene il fenomeno dei bambini disforici di genere sembri essere nuovo ai media popolari, un libro come "Gender Identity Disorder and Psychosexual Problems in Children and Adolescents" di Kenneth Zucker e Susan Bradley, mostra che vi è una lunga esperienza in questo campo di ricerca.

Può essere scoraggiante per un genitore il doversi adattare ad una nuova identità di genere per il loro bambino o pensare che il loro bambino potrebbe, più in là negli anni, sottoporsi alla chirurgia per cambiare il proprio aspetto esteriore al fine di sentirsi più a proprio agio. Ma non bisogna farsi travolgere dalla paura del futuro e rimanere nel presente, facendo tutto ciò che renda la vita del bambino più confortevole. Se una persona si sente compresa e accettata dalla famiglia di origine, tende a saper accettare più serenamente anche quanto le verrà dal resto del mondo.

Molto del disagio psicologico viene dal fatto che non si percepisce vicinanza degli altri riguardo a quello che è il proprio sentire interiore. La tirannia su cosa generalmente viene percepito come normale porta alcuni a sentirsi anormali. L'anormalità ha poco a che fare con l'esperienza soggettiva che un individuo ha riguardo a se stesso, ha più a che vedere con ciò che gli altri pensano lui debba essere o fare.

Spesso ci si pone le domande sbagliate. Invece di chiedersi come mai un ragazzo pensa che dovrebbe essere una ragazza, bisognerebbe chiedersi come mai la nostra cultura non ci consente di accettare che un individuo viva spontaneamente il proprio essere e la propria vita senza che si debba necessariamente patologizzare la sua situazione.


Based on Philippa Perry's article

domenica 22 aprile 2012

Il Disturbo di Identità di Genere è una condizione di Intersessualità?

Il Disturbo di Identità di Genere è una condizione di Intersessualità? La risposta breve è no, almeno secondo la definizione corrente. L'intersessualità si riferisce infatti ad una anomalia congenita del sistema riproduttivo (secondo il National Institute of Health) e non include il Disturbo di Identità di Genere (DIG) o la transessualità. Alcune persone hanno definito il DIG come una condizione di "intersessualità psicologica", ma non ha più senso che dire che l'emicrania è un "mal di stomaco psicologico".

Resta importante però capire come mai alcune persone DIG vogliano essere considerate intersessuali. Ci sono almeno un paio di motivi. Innanzitutto, il fatto che il DIG venga trattato come una patologia psichiatrica fa si che alcune persone si sentano come se tutto fosse solo nella loro testa, o se lo sentono dire, quando molte persone transessuali sentono che la loro identità di genere vada ben oltre, cioè ritengono che sia qualcosa di biologicamente concreto come le stesse parti del corpo.

Due risposte possono essere date a questa sensazione: in primo luogo, molte condizioni psichiatriche hanno davvero una base biologica, ma vengono considerate psichiatriche perché gli eventi biologici correlati si svolgono all'interno del cervello. In secondo luogo, qualcosa di biologicamente radicato non rende i transessuali simili agli intersessuali. Si potrebbe addirittura sostenere che l'intersessualità non sia biologica ma sociale, poiché non è quanto sia grande il clitoride di qualcuno a porlo nella condizione di intersessualità, bensì quanto la società pensa debba essere grande.

Molte persone pensano anche che essere riclassificati come intersessuali potrebbe fornire una maggiore accettazione delle persone transessuali e la fruibilità di maggiori servizi. In effetti, a volte le persone intersessuali in transizione da un genere all'altro in fase adulta ricevono un trattamento più favorevole rispetto ed un individuo non intersessuale che voglia fare lo stesso, il che è concettualmente ingiusto.

Allo stesso tempo, essere classificati come intersessuali fornisce un ulteriore stigma e non poche barriere. Ad esempio, ad una donna transessuale che ha scoperto il suo stato di intersessualità durante la transizione da maschio a femmina, è stato detto, da un medico, che aveva bisogno di testosterone, e non degli estrogeni che aveva chiesto, perché la sola ragione per cui lei non si sentiva come un ragazzo era perché aveva poco testosterone nel sangue. Essere intersessuali in questa società troppo spesso significa che il proprio diritto all'autodeterminazione viene normalmente trascurato o violato, che è l'ultima cosa di cui necessita una persona transessuale.

Inoltre, la stragrande maggioranza delle persone nate in condizione di intersessualità si identifica con il genere secondo cui è stata allevata, con solo una piccola (ma evidente) minoranza che sceglie di passare all'altro genere o comunque di vivere come trans o genderqueer. Gli attivisti si oppongono agli interventi chirurgici "normalizzanti", compiuti in uno stato di assoluta non consensualità, sui bambini intersessuali. In primo luogo perché si apporta un danno fisico, emotivo e sessuale, e poi perché non si può definire il sesso del bambino come "anormale".

In genere le questioni affrontate dalle persone intersessuali sono molto diverse da quelle affrontate dalle persone transgender o transessuali (anche se ci sono individui che sono sia intersessuali che transessuali). Una delle idee sbagliate che affligge il giovane movimento intersessuale è che la nozione di intersessualità riguardi solo il genere. Non è così. Per le persone intersessuali molti dei problemi da affrontare riguardano la vergogna, il segreto, l'isolamento e il ricordo del trauma sessuale vissuto in ambito medico. Quando alcune persone transessuali e i loro avvocati confondono intersessuali e transessuali, inviano un messaggio sbagliato su ciò che l'intersessualità sia e su tutto ciò per cui lottano gli attivisti in campo di intersessualità.

Naturalmente, quando la comunità medica fa diagnosi di DIG alla nascita e cerca di "fissare" il genere e di eliminare il disturbo attraverso interventi chirurgici invasivi sul cervello dei bambini transessuali, rende i problemi delle persone transessuali abbastanza simili a quelli degli intersessuali tanto da pensare di formare un movimento unitario. C'è chi spera però che ciò non diventi realtà, anche se, sia le persone transessuali che le persone intersessuali meritano di essere accettate pienamente nella società senza vergogna, segreti o tentativi di eliminazione eugenetica.



Based on Emi Koyama's article, Intersex Initiative

sabato 21 aprile 2012

Idee riguardo alla Negoziazione

Le seguenti domande vertono su informazioni molto semplici che Top/Dom richiedono spesso nel corso della negoziazione con potenziali bottom/sub. A volte queste "negoziazioni" sono distribuite su molti mesi e sono ritagliate in modo naturale da una conversazione ordinaria o da un flirt. Altre volte il Top conduce un'intervista vera e propria che copre questi argomenti poco prima di giocare, alcuni Top includono anche un questionario.

Fare una trattativa non significa necessariamente dire "Ok, farò questo per te se tu farai qualcosa per me." Si tratta di un termine generale che riguarda tutti i tipi di argomenti che si desidera affrontare prima di iniziare una scena, di modo da non dover interrompere il gioco con una conversazione che non sia in linea con la scena stessa. Naturalmente ciò non significa che il Top e il bottom non comunichino durante la scena, è una cosa abbastanza comune, ma per la maggior parte dei praticanti risulta più giusto ottenere alcune informazioni prima di cominciare.

Molte persone prediligono la trattativa per arrivare al gioco più eccitati. Spesso il bottom gode davvero nell'essere invitato a parlare così intimamente dei propri desideri e il Top nell'ascoltare e ottenere idee. Ulteriori discussioni di solito ne conseguono. La negoziazione è il più delle volte una forma di corteggiamento e di preliminare verbale, anche se il risultato che si ottiene è un accordo che funge come una sorta di contratto tra i partner.

Un sottoinsieme di queste domande dovrebbe applicarsi a qualsiasi cosa che si pensa di fare. Se salta in mente un'idea a metà scena, meglio non attuarla o interrogarsi su di essa in silenzio e con discrezione. I bottom esperti forniranno le risposte anche senza domande esplicite. Come e quando queste cose vengano discusse non è importante fintanto che siano discusse. Riparlare delle parti interessanti della scena in momenti successivi e, talvolta, settimane o mesi dopo, è molto comune e può portare a cambiare i termini della negoziazione fatta in precedenza. Cose che in origine erano off limits diventano spesso tentazioni per il bottom, la relazione diventa più impegnativa o, semplicemente, le persone cambiano nell'arco del tempo.

Ci saranno sicuramente altre ottime questioni riguardanti una efficace trattativa che rimarranno fuori da questo documento, ma sostanzialmente ciò che un buon Top/Dom deve chiedere è:

(1) Ci sono condizioni mediche di cui dovrei venire a conoscenza? (Asma: nel qual caso meglio tenere a portata di mano la medicina necessaria, meglio non legare il bottom per lunghi periodi in pieni; lussazioni alla mandibola: no face-sitting o solo con la dovuta cautela; problemi coi nervi dei polsi: attenzione extra per le legature ai polsi o meglio evitarle del tutto; malattie sessualmente trasmissibili: precauzioni extra per il sesso sicuro; ecc.)

(2) Hai posti particolari dove non dovresti essere colpito o frustato? Aree particolarmente sensibili del corpo, che ridanno una sensazione negativa o che non siano guarite da lesioni?

(3) Hai piercing? Sono fatti di recente? Sono guariti? Se si desidera fare attività come piercing e tagli meglio chiedere se si è allergici allo iodio perché molti disinfettanti lo contengono.

(4) Hai reazioni emotive o condizioni psicologiche che dovrei conoscere? Storie di incesto, stupro o abuso, ricordi di episodi traumatici, personalità multiple o depressione maniacale? Alcuni sub hanno forti reazioni emotive nell'essere colpiti con mani, cinghie, spazzole per capelli o altre elementi legati alle punizioni bdsm ma anche a comuni esperienze traumatiche infantili. E' bene chiedere quindi se ci sono oggetti o situazioni che non si vuole vengano usate o ricostruite in una scena.

(5) Hai preferenze per le safeword? Che significato assumono per te? Da tenere presente che in particolare il "giallo" può avere un significato molto diverso da persona a persona. Da evitare parole come "no" o "fermo" che possono avere tutt'altro significato in un contesto di gioco. Molti bottom hanno vissuto almeno una volta durante le loro sessioni precedenti un'esperienza in cui non sono stati in grado di proferire la safeword perché eccessivamente coinvolti nel gioco. Chiedere loro se gli è successo e in che condizioni.

(6) I segni sono ok? I segni devono essere celabili sotto i vestiti?

(7) Vuoi essere toccato sessualmente?

(8) Riguardo al sesso sicuro, che tipo di precauzioni vanno bene per te? In molte comunità i preservativi sono indossati non solo per la penetrazione vaginale o anale, ma anche per il sesso orale. In alcune comunità i guanti in lattice sono usati per qualsiasi tocco sessuale in cui siano coinvolti fluidi e certamente usati se ci sono lesioni alle dita del Top. E' sempre buona norma chiedere invece che tirare ad indovinare perché le abitudini riguardo al sesso sicuro sono molto varie ed inoltre chiarirle prima permette di essere preparati anche in condizioni di elevato coinvolgimento.

(9) Che cosa significa per te "toccare sessualmente"? Seni, capezzoli? Toccare esternamente sesso o ano? La penetrazione? Ti trovi a tuo agio a stare nudo?

(10) Hai reazioni negative a giocattoli o attività particolari? Cose cui generalmente la gente reagisce negativamente sono ad es. coltelli, aghi, grosse penetrazioni, solletico. Ma è bene chiedere anche riguardo ai giocattoli che si possiedono e che si usano comunemente come bende, frusta a coda singola, ecc. Se non si è chiesto riguardo ad uno strumento ma poi si desidera usarlo comunque, lasciare che durante la scena il bottom abbia modo di vederlo prima di utilizzarlo e che dichiari, sempre in gioco ma lucidamente, di volerlo sperimentare. Chiedere in maniera specifica come ci si pone nei confronti del controllo del respiro e dell'essere colpite sul seno.

(11) Miscellanea: che tipo di emozioni o attività prediligi in una scena? Ti piace il dolore, servire, lo spanking, essere punito, umiliato, avere paura, fare resistenza, combattere, l'abuso psicologico o verbale, il role play e se si quale: interrogatori, school-play, age-play, etc.? L'esperienza sessuale per te fa parte dello scambio di controllo oppure preferisci che le esperienze sessuali rientrino in un contesto paritario? Quali cose eccitano la tua fantasia? Ci sono esperienze che hai già fatto e vorresti ripetere? Giocare per te è una esperienza sessuale o qualcos'altro?

Altri aspetti da chiarire tra i due possibili partner riguardano il tipo di gioco praticato fino a quel momento e il discutere i rischi connessi al suo ripetersi in relazione alle persone ora coinvolte. Bisogna conoscere il livello di esperienza di entrambi. I negoziati coi novizi in genere coprono molti aspetti e coinvolgono una serie di informazioni che devono essere fornite dalla persona più esperta (il novizio potrebbe essere un bottom, ma anche un Top!) Se un Top procede a provare una nuova pratica, che avrà il suo coefficiente di rischio, deve assicurarsi che il bottom sappia che per lui è la prima volta. Infatti, riguardo a qualsiasi attività rischiosa si pensi di attuare, bisogna assicurarsi che il bottom ne conosca tutti i rischi, anche se si pensa che sia improbabile che capiti un incidente. Si può fare un paragone col consenso informato in ambito medico, questo significa capire che ci sono rischi e conoscerne la natura.

E' bene chiedere di altri eventuali partner della persona con cui si desidera giocare e cosa pensino del fatto che il loro partner è intenzionato a giocare con qualcun altro. Di solito si parla con tutti i partner primari o secondari della persona prima di giocarci o anche solo stabilire un contatto interessato.

Informarsi sull'uso di alcool o droga. La maggior parte dei giocatori non mischia alcool e gioco perché l'alcool ottunde i sensi e rallenta i tempi di reazione. Stesso discorso per l'uso della maggior parte, se non tutti, i farmaci, anche se alcuni tipi specifici di farmaci sono usati occasionalmente in alcuni ambienti di gioco.

Se capita di giocare in pubblico alle feste o in spazi semi-privati, è bene informarsi se l'altra persona ha in proposito una preferenza, se ha una situazione sociale o lavorativa compromettibile.

Non è una cattiva idea per il bottom chiedere come il Top si comporta in termini di cure post-sessione, compreso il tempo e le energie residue che ha di solito a disposizione. Meglio essere molto chiari riguardo alle aspettative e al tempo che si ha intenzione di investire in una data esperienza.

In ambito comunitario BDSM, i Top sono generalmente referenziati da altri partner di gioco e il bottom chiede il permesso di informarsi su di lui prima di giocarci. Bisogna giocare con Top o Dom sconosciuti con molta cautela ed è comune, in questo caso, includere nei negoziati discussioni che accrescano il senso di sicurezza del bottom (come il dover chiamare un conoscente o un ex partner del bottom entro un certo tempo dall'inizio dell'incontro). Quest'abitudine è la norma. Sembra anche la cosa più sorprendente per coloro che non hanno mai incontrato la scena pubblica BDSM, non è cosa comune infatti nel mondo vanilla andare a parlare con un ex amante di qualcuno con cui si desidera fare l'amore, ma il BDSM non è sesso vanilla, è fisicamente ed emotivamente rischioso e i due costumi differiscono per ottime ragioni.

venerdì 20 aprile 2012

Il Codice del Master

Prodezza: cercare di eccellere in tutti gli sforzi che ci si aspetta da un Maestro, cercando sempre di perseguire la giustizia piuttosto che la grandezza personale.

Giustizia: cercare sempre il "giusto" cammino, libero da pregiudizi o interessi personali.
Riconoscere inoltre che la spada della giustizia può essere una cosa temibile e che quindi deve essere utilizzata con umanità e misericordia.

Lealtà: essere conosciuto come una persona che persegue gli ideali secondo cui ha scelto di vivere.
Ci sono molte situazioni in cui è richiesto un compromesso, la lealtà non è tra queste.

Difesa: cercare sempre di difendere colui che si ritiene degno di lealtà.

Coraggio: essere Master spesso significa scegliere la strada più difficile e la più costosa sul piano personale.
Siate pronti al sacrificio necessario a perseguire i precetti e la gente che apprezzate. Al tempo stesso siate capaci di riconoscere che la stupidità e il coraggio sono cugini. Coraggio significa anche schierarsi dalla parte della verità in tutte le questioni, piuttosto che cercare un espediente fasullo, tenendo però bene a mente che spesso la verità deve essere elargita con attenzione perché può portare dispiacere.

Fede: credere in un potere superiore affiancandogli le proprie convinzioni personali, questo da fiducia e speranza.

Umiltà: valorizzare prima gli attributi degli altri, non vantarsi dei propri risultati, lasciare che siano gli altri ad elogiarvi.
Parlare delle gesta degli altri piuttosto che delle proprie, conferendovi la celebrità dovuta alle azioni virtuose.

Generosità: essere generosi nei limiti di quanto permesso dalle vostre risorse, la generosità usata in questo modo previene l'egoismo.
E' anche la via più facile per discernere con la necessaria giustizia.

Nobiltà: aspirare ad una certa altezza personale tenendo presenti le proprie virtù e i propri doveri.
Anche se certi ideali non potranno mai essere raggiungi, le qualità assunte durante il loro perseguire nobiliteranno comunque il vostro spirito e tempreranno il vostro carattere. La nobiltà ha anche la tendenza ad influenzare gli altri, offrendo un esempio convincente di ciò che può essere fatto al servizio del giusto.

Cercare di emulare ogni virtù del codice nel modo più sincero possibile, non per avere un guadagno personale ma perché è giusto. Non limitate la vostra esplorazione ad un piccolo mondo, ma cercare piuttosto di infondere queste qualità in ogni aspetto della vostra vita. Conseguire anche un solo piccolo rilevabile successo vi renderà degni di essere ricordati.

giovedì 19 aprile 2012

Rappresentazione del Genere

 

L'immagine è un grande cerchio, simile ad una ruota, in cui ogni colore sfuma nel successivo.

Il rosso rappresenta il "femminile", l'arancione il "genderqueer femminile", il giallo il "genderqueer", il verde rappresenta il "genderqueer maschile", il blu il "maschile", il viola l'"androgino". Al centro di questa ruota troviamo un'area grigia dai bordi sfumati che si fonde con ogni colore, essa rappresenta il "neutro".

Intorno all'intero cerchio c'è un anello bianco, anch'esso non è netto e sembra piuttosto incandescente, rappresenta il "pangender". Al di la del cerchio è il colore nero, anch'esso è una rappresentazione, quella del "senza genere".

E' una realtà sicuramente incompleta, non ha la pretesa di essere una perfetta rappresentazione del genere. Più il tentativo di decentrare il concetto di maschio e femmina visto che la maggior parte delle altre rappresentazioni descrivono tutto il genere in base a questo dualismo.

Alcune note:

(1) La realtà Genderqueer comprende tutto ciò che non è strettamente maschio o femmina (compresi neutri, pangender, etc.) In questa rappresentazione però si è cercato di renderne evidenti le diverse anime, anche se in teoria ne restano fuori solo il "maschile" e "femminile".

(2) Non è detto che una persona debba collocarsi in un punto esatto dello schema, potrebbe coprire intere aree o più punti o punti diversi durante l'arco della sua vita, come nel caso dei Genderfluid.
Un individuo potrebbe sentirti sia maschio, che femmina, che androgino, che neutro, che genderqueer o un qualsiasi numero di altre cose. Si può anche essere un mix di Genderless e qualcos'altro.


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mercoledì 18 aprile 2012

Visione marziana del Genere

Se ai signori antropologi alieni non dispiace, vorrei iniziare distinguendo il sesso dal genere.

Il Sesso è Biologico, il Genere è Sociale.
Esattamente il Genere è "socialmente costruito", ma si è fatto un uso eccessivo di questa definizione che neanche i terrestri riescono più a capirci qualcosa. Proviamo a ragionarci su.

L'economia è molto più che produrre cibo e beni e distribuirli a chi lo mangerà e agli utenti; familiari e parenti vari non sono l'equivalente di fare sesso e procreare; costumi e religioni non possono essere equiparati alle superstizioni e alla fede; la lingua va al di la dei suoni prodotti dalla lingua e dalla laringe. Non è un caso che nessuno mangi denaro o credito...

Allo stesso modo, il genere non può essere equiparato alle differenze biologiche e fisiologiche tra maschi e femmine.

Il genere, esattamente come il denaro, la famiglia e la lingua, ha una base materiale, ma attribuisce un suo significato specifico a questa base. Se un panino con roast-beef e una macedonia di frutta costano entrambe 3 euro, ai fini monetari sono la stessa cosa. Allo stesso modo, se un insieme di persone vive come uomini, pur considerando tutte le differenze nella loro composizione ormonale, l'aspetto genitale, il sesso, le gonadi, restano tutti uomini ai fini del genere. Naturalmente essi avranno un sapore diverso uno dall'altro.

Per avere un altro esempio di come il sesso si trasformi in genere, raccogliamo un po' di dati sul "sesso cerebrale". Gli studi relativi riportano sempre di un 2% o 5% di differenza tra le prestazioni di uomini e donne in vari test riguardanti abilità verbali e spaziali (alcuni dei quali quando si arriva ad esaminarli risultano decisamente particolari). Ora, è probabilmente vero, come sottolinea Anne Fausto-Sterlin, che questi studi mostrino una differenza, ma c'è sicuramente un altro studio, o anche più di uno, che langue nel cassetto della scrivania di qualcuno e che non ha rilevato alcuna differenza (pochissime persone hanno costruito la loro carriera scientifica confermando delle ipotesi nulle). Ma ciò che conta è che queste insignificanti differenze statistiche si trasformano in una differenza sostanziale tra i due generi, di modo che ci sia un sesso verbale e un sesso matematico e anche Maria Mitchell ricade paradossalmente nella schiera non-matematica. Questa è la magia del genere.

C'è da sempre un problema nel pensare al genere come un insieme di categorie sociali: si dimentica l'individuo. Troppo spesso  le persone parlano del genere come se questo venisse imposto esclusivamente dall'esterno. Ma noi umani non siamo solo vittime passive di programmi sociali, siamo al di là di cosa si pensa del sesso e cerchiamo di dargli un senso personale. Il genere non è solo un conveniente tag che altri possono usare per etichettarci, esso è anche parte di come percepiamo noi stessi.

Quindi, ecco un altro modo di rilevare la differenza: il sesso è, il genere rappresenta. Il sesso esiste in sé ed è assolutamente indifferente a cosa gli esseri umani pensano di esso. Il genere è invece l'insieme di tutti i significati che attribuiamo al sesso e, a questo punto va aggiunta, alla sessualità.

Quando si parla di genere come un insieme di categorie sociali, ha senso parlare di un numero finito di generi. Quando parliamo in termini di significato, allora possiamo ammettere che esiste un infinito numero di generi, in quanto esistono infiniti significati attribuibili al sesso, almeno uno per ogni persona che ci ha pensato.

C'è ancora qualcosa che manca. Non tutte le differenze tra persone di generi diversi è significativa. Alcune sono arbitrarie e passano quasi inosservate. Quindi si può azzardare una terza suddivisione: il sesso è un prodotto dei geni, mentre il genere è prodotto dei memi. La memetica, con qualche riserva, fornisce un modo utile per comprendere alcuni sottili punti riguardo al genere.

Per fare un esempio banale, Nicholson Baker ha detto che la maggior parte degli uomini che ti viene addosso correndo usa l'esclamazione "oop" mentre le donne ne conservano una forma ancestrale "oops". Queste sono cose di cui probabilmente solo Nicholson Baker si sarebbe accorto, sicuramente pochi uomini ritengono l'uso del singolare "oop", al posto del plurale "oops", come una parte della loro mascolinità. Però "oop" è un meme opportunistico che, esattamente come un virus, si riproduce legandosi ad una delle nostre idee sul genere: l'idea che l'uomo debba imitare gli altri uomini e la donna le altre donne.

Molti aspetti del genere sono così. Il genere inizia attaccando un significato al sesso biologico, ma poi dei significati si attaccano ad altri significati e i memi aderiscono ad ogni superficie disponibile: ed è così che il genere cresce, corallo su corallo.

Naturalmente fin qui abbiamo parlato solo per distinzioni e non per definizioni. Si è distinto il sesso dal genere, forse dato un'idea di come si riproduce il genere, ma qual è la sua natura? Possiamo definire l'essenza del genere? Possiamo enumerare le sue parti?

Martine Rothblatt pensa sia possibile. Nel suo libro The Apartheid of Sex, promette "una decostruzione dell'identità sessuale in oggettivi, agenitali elementi ".  In sostanza Martine Rothblatt ci dice che  l'identità sessuale è stata riconosciuta dagli inizi della coscienza come consistente di tre elementi: Dinamismo (o aggressione), Passività (o nutrimento) e Erotismo (o sessualità).

Qualsiasi antropologo alieno si sconcerterebbe a guardare a questo sistema. Non può una persona essere attiva senza essere aggressiva? E si può nutrire senza essere identificato come un elemento passivo? Coltivare i mezzi per nutrire o educare sarebbe un elemento passivo? Cerchiamo un solo cuoco o un solo insegnante che si senta passivo. Inoltre, in un sistema di tre tratti presunti variabili indipendentemente uno dall'altro, come si ottiene contemporaneamente la passività e l'aggressività? Non è una l'assenza dell'altra?

Ma mettiamo da parte queste obiezioni specifiche e ricostruiamo coerentemente la psicologia di tipo Rothblatt su tre assi: aggressività, nutrimento e sessualità.

Cosa rende questi tre tratti speciali? Perché essi da soli comporrebbero il genere? Rothblatt non lo spiega. Afferma semplicemente che lo fanno "dall'inizio della coscienza". Potrebbe essere, nessuno era presente a quell'epoca.

Probabilmente Rothblatt si sarebbe meglio espressa dicendo che questi tre assi rappresentano la visione più comune degli elementi che costituiscono concettualmente il genere, ma è vero? Quali elementi caratteriali potrebbero andare a costituire il genere di un individio?

Tutti, naturalmente. Non c'è un singolo elemento della propria personalità che siamo in grado di toglierci con i vestiti. In effetti l'elenco di Rothblatt non coglie probabilmente neanche una caratteristica della maggior parte delle identità. Qualcuno, cui venisse chiesto dei tre tratti personali strettamente legati al sesso, avrebbe potuto rispondere: creatività, tecnofilia e affettività. Ognuno avrà la propria lista. Il punto è che Rothblatt vuole invece fare una lista ufficiale e chiunque si trovi a valori alti (o bassi) lungo i tre tratti di questo elenco, è necessariamente "privo di genere".

Tutto questo in un libro dal sottotitolo A Manifesto on the Freedom of Gender. E' vero, il sistema di genere proposto da Rothblatt permette alle persone di scegliere un genere in età adulta, un passo avanti rispetto alla libertà di espressione e di identità considerando che il nostro attuale sistema assegna a tutti un genere alla nascita. Ma non si tratta comunque di una libera scelta se i termini non sono definiti dal singolo individuo.

Se il genere è un insieme di significati che si attribuiscono al sesso e alla sessualità, tre caratteristiche non potranno mai essere sufficienti. Neanche cento lo sarebbero. Ci sono molti significati da dare al sesso e alla sessualità esattamente come ci sono molte persone che si sono poste il problema di dargli una definizione. Nessun elenco sarà mai esaustivo. E c'è di più, un elenco così prodotto finisce anche per essere incoerente: i suoi elementi non avranno mai niente a che fare uno con l'altro, salvo che qualcuno, da qualche parte, li ha associati con il sesso.

martedì 17 aprile 2012

Suggerimenti ai Dominanti Novizi

Ci sono tanti modi di fare D/s per quante persone esistano, per cui innanzitutto si ha bisogno di capire cosa il vostro partner voglia, cosa assolutamente non voglia, con cosa si trovi a proprio agio, di cosa ha paura e così via.

Molti sottomessi hanno grande difficoltà ad esprimere quello che desiderano da un rapporto D/s. Il più delle volte sanno come vogliono sentirsi ma non sono sicuri di ciò che li farà sentire in quel modo. In linea di massima i sottomessi hanno qualche idea riguardo a cosa si aspettano, ma si sentono in imbarazzo a dirlo apertamente oppure hanno paura di perdere l'occasione di avere una sessione. Altri sanno quello che vogliono ma chiedere da loro una strana sensazione, vogliono cedere il controllo della scena e quindi sentono che se chiedessero qualcosa a riguardo ne prenderebbero il controllo dal basso. Anche più di uno di questi elementi possono intervenire contemporaneamente.

Per aggirare questi problemi ci sono un paio di modi, ma tutti prevedono un po' di lavoro da parte del Dominante. Per i sottomessi che non siano del tutto sicuri di quello che vogliono, si parte dal parlare di come vogliono sentirsi. Si chiede in quali occasioni del loro passato hanno avuto modo di sentirsi in quel determinato modo, fosse anche una versione ridotta e tranquilla di quello che desiderano veramente sperimentare. Naturalmente è anche possibile utilizzare la conoscenza del proprio partner per cercare di intuire quello che si sospetta possa farlo sentire in un determinato modo. Si arriva a parlarne fantasticandoci ma tenendo sempre bene a mente che le fantasie la stragrande maggioranza delle volte sono molto più impegnative di qualsiasi cosa una qualsiasi persona sia disposta a fare nelle vita reale.

Poi si parte con la sperimentazione. Una scena non deve durare necessariamente delle ore. Nelle fasi iniziali, quando si sta ancora solo cercando di capire cosa funzioni per entrambi, si può provare qualcosa per cinque minuti. Solo perché la scena è breve non significa che si debba prendere meno sul serio. Mettetecela tutta. Se sospettate che al sottomesso piacerebbe indossare un collare, fateglielo indossare, fate alcune cose con esso, poi toglieteglielo e chiedete come si è sentito ad indossarlo. Se entrambi avete trovato soddisfazione si potrà sempre riprovare a portarlo più a lungo. Queste mini-scene permetteranno di provare alcune pratiche e di conoscersi reciprocamente, durando solo per un breve periodo nessuno dei due sentirà pressioni o si ritroverà in una situazione di disagio se non per un lasso di tempo molto breve. Supponiamo che un partner si orienti verso una scena senza safeword. La fantasia è molto più comune di quello che si pensi in quanto la safeword in sé può essere vista come il controllo del sottomesso sulla scena in corso. In questo caso è utile procurarsi un timer da cucina. L'idea è quella di gestire una scena limitata nel tempo in cui non è prevista safeword. Tre minuti potrebbe essere un tempo accettabile, oggettivamente breve, ma che può rivelarsi un tempo molto lungo per una persona che non abbia mai giocato prima senza safeword e che ora si renderà conto che non ha realmente via d'uscita. Poi, se le cose procederanno bene, se la sensazione per entrambe risulterà positiva, i tempi potranno allungarsi.

Un modo per vincere l'imbarazzo di alcuni sottomessi a parlare di quello che vogliono è quello di farglielo scrivere. Molte persone scrivono cose che non sono in grado di dire. Potete anche provare a inserire questa fase nella dominazione stessa. Provate ad avvolgere le mani nei capelli del sottomesso tirandogli la testa indietro in modo che possa fissarvi negli occhi e ordinategli di rispondervi. Si può minacciarlo di punizione fisica se non vi darà le informazioni che vi servono. La punizione non è motivazionale, è solo un modo per il sottomesso di salvare la faccia con se stesso. Potrà dirsi in seguito che non è avido o troppo audace o quant'altro lo mette a disagio col proprio ruolo perché siete stati voi che lo avete messo sotto torchio a riguardo.

I sub che non vorranno dirvi nulla per non prendere il controllo della scena e che vi stanno così costringendo a fare qualcosa che non vogliono, sono i casi più difficili da gestire. Ma anche qui ci sono alcune tecniche. Si può dire loro che non sono degni di fare nessuna cosa che gli piaccia, si sta solo chiedendo loro una risposta perché il Dominante ha il diritto di chiedere qualsiasi cosa e ottenere una risposta. "Dal momento che tu sei di mia proprietà, il contenuto della tua mente è una mia proprietà." Si può dire loro che fate certe domande per il vostro piacere egoistico. "Se ti troverai da sottomesso a fare cose che ti piacciono sarà per me più divertente, se ti faccio fare cose che non ti piacciono, per me sarà più faticoso e comporterà più lavoro. Quindi dimmi quello che mi serve sapere per ottenere quello che voglio."

C'è un altro tipo di sottomessi, quelli che pensano che nessuno voglia davvero dominarli, che si sta scherzando e che vi metteranno inizialmente in una situazione di test. E' come se stessero dicendo: "Se vuoi veramente fare questa cosa, cavatela da solo". In questo caso è bene cominciare, nel bene o nel male, la dominazione stessa, per rassicurarli, perché è questo di cui hanno bisogno, sentire che si voglia davvero dominarli, dopodiché le loro fantasie cominceranno a fluire.

Quando la persona sarà ben predisposta ad aprirsi, ci sono un sacco di cose che dovete conoscere.

(1) E' interessata al D/s, ma di che tipo?

 *Vuole fare D/s per un breve periodo a letto, non essere paritario solo sulla scena o è alla ricerca di una relazione D/s full-time?
 *E' per caso interessato a role-play come insegnante/studente, genitore/figlio, carceriere/prigioniero in modo che nel gioco il Dominante reciti solo un ruolo prestabilito e non se stesso?
 *Vuole essere trattato come sottomesso di valore oppure umiliato e degradato?
 *Quali sono i simboli cui è legato? Stare inginocchiati, il collare e così via.
 *Ci sono cose che non sopporta di sentirsi dire? Ci sono sub che adorano dire "Io sono tuo Master/Mistress" o "Vi prego utilizzatemi per il vostro piacere Sir/Mame", mentre altri trovano questo genere di cose troppo fiorito e preferisco uno scambio verbale più nitido, altri ancora che trovano lo scambio verbale in scena fastidioso.
 *Quali sono le cose che gli piace sentirsi dire? Ad alcuni sottomessi piace sentirsi chiamare col loro nome, altri preferiscono non venga usato per sentirsi oggettificati, altri apprezzano che si dicano loro le indicibili cose che stanno per accadere, altri un elenco esplicito di regole e aspettative, altri che il Dominante goda di quello che sta facendo. C'è una vasta gamma di cose e dei rispettivi modi di reagire, sarebbe impossibile coprire tutte le possibilità. Ricavare o ascoltare cosa il sottomesso desidera vi aiuterà anche a capire cosa preferisce sentirsi dire.
 *A questo punto, ricavato quanto al punto precedente, c'è una più sottile distinzione da fare. Si sarà ricavato infatti una sorta di tema generale in grado di guidare la sottomissione tra desideri e fantasie. Alcuni sottomessi sono del tipo "non valgo niente e merito di essere punito", altri "io non voglio prendere nessuna responsabilità, quindi assumi il controllo totale di me", altri "voglio essere così desiderabile che tu voglia prendermi completamente" e ancora "voglio che diventiamo una cosa sola", più un numero imprecisato di altre possibili e legittime modalità. Dopo aver parlato e giocato un po' sarete arrivati sicuramente a capire qualcosa di più del sottomesso che avete davanti, ma se si riesce a capire in che modo funziona la sua mente durante la dominazione, ciò costituirà un'ottima linea guida rendendo il vostro futuro giocare molto più facile. Saprete quali sono le pratiche cui è più suscettibile e quelle cui lo è meno perché avrete afferrato le motivazioni sottostanti.

(2) Che cosa desidera oltre al D/s?

 *Il bondage è ok? Se si, quanto e di che tipo?
 *Il dolore è ok? Se si, quanto e di che tipo?

Okay. Ora si sa cosa vuole il vostro sottomesso. Ora è arrivato il momento di capire cosa volete voi. Prima di incamminarvi per capire come essere un Dominante, è facile siate incappati nello stereotipo di qualche austero, sogghignante Master e cercato di emulare questa immagine. Ma non tutti sono tagliati per adattarsi ad un modello e, fortunatamente, a non tutti i sottomessi piacciono Dominanti di quel tipo. Avete bisogno di trovare uno stile personale. Lo stile migliore per voi non è quello più stereotipato, è quello che fa illuminare i vostri occhi, salire la vostra energia e vi fa sentire come avete sognato di sentirvi per lungo tempo. Si può essere un Dominante molto delicato, ma la modalità non deve trarre in inganno.

Naturalmente lo stile del Dominante è influenzato dallo stile del sottomesso. Il tipo di sottomissione che si avrà con chi vuole essere "costretto" alla sottomissione sarà diverso da quello ottenibile con chi "semplicemente" si pone ai vostri piedi come un dono. E, naturalmente, alcuni sottomessi possono essere nell'una o nell'altra modalità a seconda dei momenti, giusto per tenervi sulle spine.

Non preoccupatevi se ci si sente strani all'inizio. E facile guardarsi allo specchio e sorridere di sé perché si pensa che quella non sia la faccia che ci si aspetta da un Dominante. Si potrà sentire la sensazione di non essere tagliati per fare certe cose. Di non sapere esattamente perché lo si sta facendo. La piena comprensione arriverà dopo un po'. Se poi vi sentite a disagio e questo disagio continua, non forzatevi. Concedetevi però del tempo per abituarvi al ruolo prima di decidere che non fa per voi. In un primo momento è normale sentirsi stupidi, nervosi e fuori luogo, solo chi non ne capirà mai l'importanza non rimane inizialmente scioccato dal paradosso insito in un rapporto D/s. Se insisterete sulla vostra autocomprensione potreste accorgervi che al mondo esistono ben poche cose di altrettanto stimolanti e divertenti.

lunedì 16 aprile 2012

Decostruzione della dicotomia di Genere: concettualizzazione dei Nativi Americani Berdache

In un articolo apparso su Le Scienze, Anne Fausto-Sterling sfida la divisione binaria dei sessi in due distinte entità, maschi e femmine. Lei sostiene ci siano almeno cinque sessi: maschio, femmina e tre categorie intersessuali. Gli intersessuali costituiscono il 4% delle nascite e comprendono, secondo  Fausto-Sterling, veri ermafroditi ("herms"), che posseggono testicoli e ovaie, pseudoermafroditi maschi ("merms"), che hanno testicoli e qualche aspetto dei genitali femminili ma non le ovaie, pseudoermafroditi femmine ("ferms"), che hanno ovaie e alcuni aspetti dei genitali maschili ma mancano i testicoli. Fausto-Sterling propone una radicale decostruzione del sistema binario di sesso e genere attraverso una ricategorizzazione biologica del sesso.

Nella nostra cultura, il sesso di un individuo è la componente biomorfologica intorno a cui si costruisce il suo genere. Partendo dalla tesi di Fausto-Sterling si vuole contribuire alla decostruzione radicale del sistema binario di sesso e genere analizzando i modi in cui potremmo culturalmente ricategorizzare il genere. Si farà specificatamente riferimento alla figura del berdache, propria dei nativi nord-americani, come esempio delle debolezze intrinseche nella classificazione binaria e al persistente (forse anche "naturale") bisogno umano di eludere la sua imposizione.

Cosa c'è dietro il termine Berdache?

La parola "berdache" deriva dalla parola francese "bardash", che a sua volta deriva dal termine italiano "berdascia", derivato da "bardaji" in lingua araba, che è derivato, infine, dal persiano "barah". Originariamente questo termine indicava uno schiavo maschio o una prostituta o il partner passivo nel sesso tra uomini. "Berdache" era il termine spesso usato dai primi esploratori europei in Nord America nel tentativo di etichettare persone il cui comportamento non si traduceva adeguatamente in qualsiasi lingua europea. Si userà qui il termine "berdache" in parte per mancanza di una parola migliore, in parte perché la sua inadeguatezza simboleggia il modo in cui la nostra lingua e la nostra cultura hanno limitato la nostra capacità di esprimere concetti come la non-dicotomia del genere e dei fenomeni sessuali. In antropologia, "berdache" è stato assunto per descrivere un uomo o (meno spesso) una donna la cui identità di genere non fosse compatibile col suo sesso biologico. Il “berdachismo” viene riconosciuto in più culture (di paesi quali Siberia, Tahiti, India, Bali tra gli altri), anche se il termine è usato nello specifico per descrivere la tradizione delle tribù native americane. I berdache sono stati documentati in oltre 130 tribù di nativi americani, in ogni regione del continente, in ogni contesto culturale, in piccoli gruppi di cacciatori in Alaska fino alla popolosa, gerarchica città-stato della Florida.

Per la maggior parte, siccome le tradizioni nord-americane sono state ridotte ad una sorta di non esistenza virtuale, gli studi sulla tradizione berdache conta per lo più su resoconti storici scritti da non-nativi americani. Missionari ed esploratori forniscono la maggior parte dei resoconti sui berdache e, non sorprendentemente, tendono più ad esprimere giudizi che a fornire informazioni. Anche gli studi antropologici apparentemente oggettivi della cultura dei nativi americani compiuti in questo secolo, tendono ad avere una leggera inclinazione negativa nel descrivere i berdache. Come riportato da Kessler e McKenna: "Gli antropologi raccolgono dati sulle altre culture ma li interpretano spesso in riferimento alle loro proprie organizzazioni. In termini di genere, sanno che ci sono due generi con differenti ruoli di genere, quindi non fanno altro che valutare come questi ruoli vengano colmati in altre culture." In altre parole, la nostra "vista culturale" (binoculare per lo più) influenza la nostra capacità di percepire e conoscere altri sistemi culturali riguardo a sesso e genere.

Ermafrodito, travestito o nessuno dei due?

Molti iniziali osservatori chiamarono i berdache “ermafroditi” anche se apparentemente non c'era nessuna traccia fisica reale che potesse portare a dire che un berdache fosse realmente un ermafrodito. "Ermafrodito" però sembrava essere la migliore traduzione venuta in mente a quei primi esploratori. Solo i Navajo in realtà utilizzano il termine Nadle per descrivere sia l'ermafrodito che il berdache maschio o femmina. Più nello specifico un ermafrodito vebiva indicato come Real Nadle, mentre un berdache come Pretend Nadle.

Più accuratamente, almeno in apparenza, i berdache sono stati etichettati come "travestiti" dagli osservatori europei, perché tendevano ad adottare un abbigliamento del sesso morfologico opposto. Anche se era una pratica diffusa, sopratutto tra i maschi berdache, il travestitismo non era né universale né immutabile. I berdache maschi spesso adottavano vestiti e manierismo delle donne, anche se non necessariamente nella loro interezza. Piuttosto, spesso creavano un loro modo di presentarsi unico, un look androgino che non era né tipicamente maschile né tipicamente femminile, ma una mescolanza dei due. Inoltre non sembra esserci una correlazione tra il berdachismo maschile e quello che potremmo definire come un aspetto "effeminato". We'wha, il famoso Zuni uomo/donna che fece amicizia con l'antropologa Matilda Coxe Stevenson, viene descritta come la più "grande e forte" dei Zuni e le sue fotografie lo confermano. Nel 1889, sul New York Medical Journal, A.B. Holder riporta del Bote (né uomo né donna), figura tipica degli indiani Absaroke del Montana come un individuo che indossava l'abito "squaw" e leggins, che portava parte dei capelli raccolti in trecce da donna, che possedeva o articolava la voce e gli atteggiamenti in modo femminile e costantemente si riferiva a sé come se fosse di sesso femminile. La voce, le caratteristiche e la forma, tuttavia, non portavano a perdere completamente le qualità maschili al punto che fosse difficile distinguere il Bote da una donna.

Diventare un Berdache

Parafrasando Simone de Beauvoir: "Non si nasce berdache, lo si diventa". Come funzionava esattamente, allora? Come si diventava berdache? Nella maggior parte delle culture native, un individuo non è né maschio né femmina alla nascita. Tra i Zuni, ad esempio, prima dell'età di 5-6 anni, un bambino non è né un bimbo né una bimba, ma semplicemente un infante, un Cha'le. Eventualmente, dopo questa età, bambini e bambine ricevono un'iniziazione graduale ai ruoli di genere che saranno chiamati ad assolvere nell'età adulta. Secondo Will Roscoe: "I Zuni non nascono uomo o donna, questa costruzione viene dopo. Il genere è un attributo sociale e non naturale. Si diventava uomo o donna imparando le forme sociali maschili e femminili e, in particolare, acquisendo dei simboli di genere durante i riti di passaggio". Il punto è, naturalmente, che non tutti i maschi biologici erano destinati a diventare uomini e non tutte le femmine biologiche a diventare donne. E' stato perfettamente accettabile in molte tribù di nativi americani che un bambino semplicemente scegliesse di non intraprendere le attività e il comportamento tipici del suo sesso morfologico.

Più frequentemente, però, un bambino veniva visitato da sogni o visioni che simbolicamente indicavano che dovesse diventare un berdache. Secondo Alfred Bowers, i berdache maschili presso gli Hidatsa "erano uomini che, durante la tarda adolescenza e tanti sogni, mutavano il loro abbigliamento e indossavano quello tipico delle donne assumendo ruoli particolari all'interno della comunità". Spesso le donne in gravidanza hanno avuto sogni che consentissero loro di determinare il sesso del nascituro. Tra i Mohave, per esempio, l'assunzione del ruolo Alyha (berdache maschile) e Hwame (berdache femminile) era predestinato da un sogno. Se una donna incinta sognava attrezzi maschili, come la freccia di piume, la sua bambina sarebbe potuta diventare un Hwame. Se sognava oggetti associati alle donne, il suo figlio maschio sarebbe potuto diventare un Alyha. Durante i primi anni del bambino, certe tendenze potevano restare latenti, ma durante il periodo in cui i bambini venivano avviati ai ruoli di genere, potevano emergere comportamenti cross-gender.

Il fattore visione nella determinazione dell'identità di genere ha fornito una spiegazione soprannaturale allo stato berdache rendendolo inevitabile e accettabile.

Solo occasionalmente un bambino è stato incoraggiato, ma mai forzato, a diventare berdache. Ciò poteva accadere in una famiglia in cui tutti i bambini erano dello stesso sesso. Per esempio, gli indiani Kaska, della regione sud-artica, dove la caccia di grossa selvaggina era la fonte primaria di cibo, la sopravvivenza della famiglia dipendeva in parte dalla capacità del figlio di cacciare. Se una famiglia aveva solo figlie, una di queste sarebbe stata scelta per subire una "cerimonia di trasformazione" e sarebbe cresciuta come un ragazzo e addestrata a cacciare.

Alcuni osservatori iniziali ritennero che un berdache maschio diventasse tale, o fosse uno status che gli venisse imposto, perché vigliacco o incapace di condurre una vita da guerriero. Tuttavia, non vi è alcuna base reale per questa interpretazione. In realtà, gli uomini che volevano evitare la guerra potevano farlo senza diventare berdache così come alcuni berdache hanno partecipato ai conflitti.

Ruoli sociali

Durante l'adolescenza gli individui che sarebbero diventati berdache venivano avviati ai ruoli sociali connessi col sesso opposto. Così come non indossavano esattamente le vesti femminili o non ne adottavano precisamente i modi, i berdache maschi spesso non assumevano esattamente i ruoli delle donne. Creavano piuttosto un proprio ruolo di genere combinando aspetti di entrambe i ruoli, maschile e femminile. Significativamente, sia berdache maschi che femmine sono stati costantemente descritti come eccezionalmente abili nelle attività del genere da loro prescelto. Siccome i berdache maschi non avevano mestruazioni né rimanevano incinti, erano in grado di lavorare senza interruzioni. Inoltre, la loro forza fisica si è rivelata efficace in attività come macinare il grano. Anche in questo caso, non si trattava semplicemente di un berdache maschile che avesse assunto un ruolo femminile. Siccome non avevano le mestruazioni, non avrebbero portato sfortuna, inoltre potevano prendere parte alla caccia e alla guerra, attività da cui le donne erano escluse. Durante queste escursioni il berdache cucinava e curava i guerrieri, seppelliva i morti e forniva intrattenimento sessuale ai guerrieri frustrati.

Ruoli spirituali e cerimoniali

A causa della sua posizione unica all'interno della società, si credeva che il berdache possedesse particolari poteri spirituali. Tra gli Illinois e i Naudowessies, ad esempio, i bardache maschi "a causa del loro straordinario modo di vivere erano considerati come Manitù o esseri soprannaturali, persone di riguardo" (Westermarck). Alcuni berdache divennero sciamani, mentre altri semplicemente presiedevano importanti occasioni cerimoniali. Il Cheyenne Hee-man-eh ("metà uomo e metà donna") ha condotto la danza dello scalpo, mentre il berdache Hidatsa svolgeva un ruolo importante nella cerimonia della Danza del Sole. Inoltre, come riportato anche dallo sciamano Lakita Lame Deer, i Winkte (i maschi berdache Lakota) avevano la capacità di concedere nomi segreti e buon auspicio ai bambini. Si pensava che il nome dato da un Winkte fosse uno strumento potente ed efficace e che avrebbe reso quel bambino famoso. Toro Seduto, Alce Nero, Cavallo Pazzo hanno tutti ricevuto nomi segreti da un Winkte. La posizione unica dei berdache nella società non simboleggiava solo il potere soprannaturale, ma anche un punto di vista privilegiato tra i due sessi. In altre parole il berdache era la giusta “via di mezzo” per gestire le possibili controversie e le celebrazioni tra i due sessi.

Come conseguenza della loro natura intermedia dovuta al loro status di genere, i berdache sono stati impegnati nelle attività di uomini e donne, quindi in grado di massimizzare le loro opportunità economiche. Insieme a questo potenziale economico, lo status intermedio del berdache ha anche portato con sé una notevole autorità politica. Un berdache di questo tipo era We'wha, che divenne ambasciatore Zuni presso il mondo dei bianchi (incontrò anche il presidente Grover Cleveland che pensò che “lui” fosse una “lei”) e ha giocato un ruolo significativo nel documentare gran parte della cultura Zuni. Un altro esempio è il Navajo Nadle Hastiin Klah, artista e uomo di medicina, che ha contribuito a preservare la religione Navajo, lavorando con degli specialisti per registrare la sua vasta conoscenza. Alcuni bianchi hanno considerato il berdache come una devianza ma è evidente che la maggior parte dei nativi americani li hanno visti come membri integranti della società.

Istituzionalizzazione dell'omosessualità?

Lo status del berdache è stato definito oltre che sotto l'aspetto fisico e sociale, anche dalla loro sessualità. La maggior parte dei berdache, se non tutti, uomini e donne, erano coinvolti in attività omosessuali e molti erano anche sposati con membri della comunità del loro stesso sesso biologico. Ancora però le definizioni in materia di sessualità sui berdache risultano sfuggenti e offuscate dalla nostra visione dicotomica del sesso e della sessualità. Se, infatti, lo status berdache era considerato un genere diverso da quello del loro partner sessuale, essi erano davvero impegnati in un rapporto omosessuale? Si è spesso sottolineato che i berdache non facevano sesso con un altro berdache. In altre parole, secondo Walter Williams: "Il berdache e il suo partner maschile non occupavano lo stesso status riconosciuto di genere". Pertanto il berdache si poteva dire in un rapporto "etero-gender", non omosessuale.

Molti scrittori e attivisti, gay e lesbiche, come Jonathan Katz, direttore di Gay American History, ha pubblicato un'intera sezione di documenti sui berdache, cercando negli ultimi anni di rivendicare la figura del berdache come uno di loro. Il collegamento, assolutamente concepibile, è tuttavia semplicistico. David Greenberg afferma che: "La variabilità nelle preferenze sessuali berdache, insieme con l'esistenza dell'omosessualità che non ha comportato miscelanza e incrocio di generi, implica che l'essenza del suo ruolo non era l'omosessualità ma un'anomalia di genere.” L'omosessualità sembra piuttosto essere stata non causa delle trasformazioni quanto piuttosto una delle sue più frequenti conseguenze. E' stata una scelta favorita, non un requisito.

E' un peccato non avere ulteriori informazioni riguardo all'omosessualità non berdache, che pare sia stata largamente praticata anche se non istituzionalizzata e raramente riconosciuta apertamente. I berdache non hanno occupato la stessa categoria e categorie dell'omosessuale moderno, non c'è, del resto, una astorica essenza omosessuale che colleghi le due culture nelle due diverse epoche. Eppure, il berdache, così come il moderno gay o lesbica, sfidavano, in termini pratici e teorici, l'egemonia eterosessuale. Inoltre, anche se non ci può essere una caratteristica essenziale che accomuni berdache e gay/lesbiche moderni, il recupero della tradizione dei nativi americani berdache contribuisce alla comprensione che non esiste una essenziale natura eterosessuale.

Alcune questioni riguardo alle berdache femmine

La maggior parte delle ricerche e borse di studio si è incentrata sulla figura maschile del berdache. I dati sono stati raccolti principalmente da uomini che, molto semplicemente, hanno ignorato e banalizzato la vita delle donne native americane. Non solo la nostra realtà culturale ci porta a inquadrare ogni informazione tra semplicistiche opposizioni binarie, ma è anche "androcentrica". La storia è un processo selettivo, e le storie di donne native americane "che potrebbero contraddire una visione patriarcale del mondo vengono evitate" (Allen). Nonostante questa selezione patriarcale, Evelyn Blackwood ha trovato prova di ruoli cross-gender per le donne in 33 tribù native americane. Eppure, pur tenendo in considerazione l'androcentrismo, sembra comunque che gli uomini divenissero berdache molto più frequentemente delle donne. Perché?

Harriett Whitehea ritiene che ciò sia dovuto al fatto che la componente anatomo-fisiologica di genere è più significativa nel caso di donne che non per gli uomini. In altre parole, a causa delle mestruazioni e della riproduzione, la biologia era predestinante per le donne più che per gli uomini. Whitehead attribuisce la minore incidenza del berdachismo tra le donne a "uno status asimmetrico tra i sessi nel Nord America". Gli uomini, crede Whitehead, erano dominanti e, quindi, avevano anche una maggiore libertà di movimento tra i generi. Inoltre, dice Whitehead: "Come nella maggior parte dei sistemi gerarchici, muoversi verso il basso era più facile che muoversi verso l'alto". L'analisi fatta da Whitehead però appare difettosa per diversi aspetti. Prima di tutto, ci sono prove significative che, contrariamente alle sue affermazioni, in molte tribù di nativi americani i ruoli maschili e femminili in quanto complementari erano ad un livello di status relativamente uguale. In secondo luogo, ci sono poche prove che l'assunzione di un ruolo da berdache comportasse un movimento verso il basso dello status degli uomini. E, infine, che se un movimento verso il basso è più facilmente realizzabile, ne conseguirebbe che gli uomini difficilmente sarebbero diventati berdache.

Callender, Kochems, Allen e Blackwood, tra gli altri, sostengono che può essere stato il potere delle donne, più che la loro impotenza, ad aver reso il ruolo da berdache meno attraente in alcuni gruppi di nativi americani. Come spiegano Callender e Kochems, le donne avevano meno probabilità di dover subire delle trasformazioni di genere per impegnarsi in attività prevalentemente maschili.

Piuttosto che interpretare ciò come una restrizione imposta alle donne a causa della loro capacità riproduttiva, si suggerisce quindi che esse fossero privilegiate rispetto agli uomini che, per entrare nella loro sfera professionale, erano costretti a passare ad uno status di genere intermedio, realizzato con una miscela di attributi delle due categorie di genere della loro cultura.

Forse, nonostante, o a causa, della riproduzione la categoria sessuale e di genere femminile è più versatile e ampia per quanto riguarda l'acquisizione del ruolo. In altre parole, le donne hanno la capacità di essere un guerriero così come una madre e non è necessario muoversi tra i generi per acquisire questi ruoli. In ogni caso resta un disperato bisogno di condurre ulteriori ricerche sul berdachismo femminile.

Declino del Berdachismo - Eliminazione dell'abominevole difetto

Nel corso del XIX secolo e durante la prima parte del XX, il governo degli Stati Uniti e le chiese cristiane hanno cercato di sottomettere e assimilare i nativi americani 'pagani'. Essendo sempre stato un punto di contesa nella storia americana, la politica sessuale divenne all'ordine del giorno. Il berdache, in particolare, atterrì i sentimenti del retto colonizzatore cristiano. Sempre più bambini nativi vennero educati nelle scuole statali o nelle missioni, indottrinati con la convinzione che i berdache erano deviati e che il berdachismo fosse una vergognosa, incivile tradizione che doveva essere abolita.

La colonizzazione non solo ha imposto la sua ideologia sessuale ai popoli nativi, ma ha anche distrutto le loro religioni e interferito nell'economia di sussistenza dei nativi. Tutti questi fattori hanno contribuito al declino della vitalità della tradizione berdache. Nel XX secolo, per esempio, per quanto riguarda il Cheyenne Hee-man-eh, il poeta nativo americano Maurice Kenny scrive: "Non ci sono guerrieri sul sentiero di guerra, non ci sono scalpi su cui danzare, non ci sono montagne da corteggiare, sottomettere e con cui accoppiarsi e certamente non ci sono danze cerimoniali dedicate al berdache". Nonostante la massiccia distruzione culturale operata dalla colonizzazione, ci sono prove che la tradizione berdache non scomparve del tutto, ma, piuttosto, sacrificando alcuni dei suoi più evidenti elementi, come il cross-dressing, ha continuato secondo un sottile filone. Inoltre, i nativi americani hanno imparato a non fidarsi della gente bianca e, quindi, semplicemente a non discutere le questioni che sapevano essere controverse. Purtroppo però, come sottolinea Roscoe: "La vera e propria rottura non si è verificata quando i berdache hanno smesso di indossare i loro abiti, ma quando i giovani hanno smesso di imparare da quel ruolo". La cultura dei nativi americani è stata costantemente disintegrata dal contatto con gli europei e una componente importante di quella cultura unica, la non dicotomia del sistema di sesso e genere, è stato scissa in due.

Concettualizzare il Berdache

I non-nativi americani hanno avuto grandi difficoltà a comprendere i significati del berdache. Per un bel po' di tempo gli antropologi hanno tentato di trovare una categoria in cui inserire i berdache che fornisse una descrizione accurata del loro ruolo nella società dei nativi americani. Le tre categorizzazioni più comuni del berdache sono: "cross-gender", "mixed-gender", "third-gender".

Whitehead è certo che una "dicotomia di genere sociale è presente in tutte le società conosciute, nel senso che le differenze sessuali anatomiche sono ovunque osservate alla nascita e vengono utilizzate per avviare il nuovo nato o la nuova nata su uno o l'altro dei percorsi che portano a complessi ruoli sociali". Nonostante fosse presente anche tra i nativi americani un percorso relativo al genere, Whitehead ritiene che nella loro cultura fosse possibile anche un “crossing” in quanto non era presente un elaborato rapporto gerarchico tra i due sessi. Oltre ad essere in contrasto con la spiegazione per il minor numero presente di berdache femminili discusso in precedenza, il concetto di “crossing” verso l'altro genere di Whitehead viene ritenuto però concettualmente limitato in quanto reifica una dicotomia tra i sessi. In questa concettualizzazione infatti, nella non distinzione tra i sessi, il genere di ciascuno è sia maschio che femmina. Come sottolinea Williams, l'idea del “cross-gender” spiega più adeguatamente come il maschio (o la femmina) berdache non fossero affatto come il sesso femminile (o maschile), ma ricoprissero compiti unici per la loro particolare natura che andavano al di la dei ruoli tipicamente femminili (o maschili).

Così, riconoscendo la posizione unica del berdache come "non uomo, non donna", altri hanno classificato il berdache come "mixed-gender", con qualità di entrambe i generi. Callender e Kochems proclamano: "Un berdache... trascende i confini della classificazione in generi che è stata culturalmente e biologicamente definita, per raggiungere uno stato intermedio tra i generi, biologicamente identico ma culturalmente ridefinito. Attraversare le categorie di genere non era un singolo processo o un movimento unidirezionale. I berdache erano in un attraversamento continuo di questo limite in entrambe le direzioni, a tal punto che noi preferiamo caratterizzarli come una miscelanza di generi piuttosto che come un attraversamento dei generi". Si enfatizza e sottolinea la capacità dei berdache di muoversi liberamente nel regno del genere. La loro analisi riconosce la debolezza insita nelle teorie che tentano di imporre stasi sul concetto di fluidità del genere. Ciò nonostante, come proclamato anche da Callender e Kochems, il movimento si svolge tra due entità polarizzate, rafforzando implicitamente la nozione binaria di genere.

Una concettualizzazione finale della posizione del berdache nello schema sesso/genere li vede porsi come un "terzo genere", in una stazione intermedia tra i generi di uomo e donna. Due antropologi, Sue Ellen Jacobs e Will Roscoe, che hanno svolto un ampio lavoro riguardo alle attuali culture native (Zuni e Tewa, rispettivamente), sostengono questa tesi. Jacobs, in un commento ad un articolo di Callender e Kochems, espone i suoi tentativi frustranti per inchiodare una volta per tutte una categorizzazione del Quetho (il berdache Tewa) con grande esasperazione dei suoi amici Tewa. "E' possibile che stiamo ponendoci ancora la domanda sbagliata perché nella cultura euro-americana abbiamo difficoltà ad accettare che ci sia un genere concettualizzato come 'terzo'". Questo è stato e, purtroppo, è ancora un problema. Concetti come "cross-gender", "mixed-gender" e "third-gender" possono essere utili se ci permettono di abbattere piuttosto che ribadire le nostre nozioni preconcette di genere.

Inconclusioni

Fausto-Sterling ritiene che il sesso biologico non si divida in due, separate entità, ma di fatto crei un continuum tra femmina e maschio. Il berdache, di suo, costituirebbe un "terzo genere" inserito in questa teoria del continuum, di genere e non di sesso. Conseguentemente a ciò è possibile postulare che le femmine berdache fossero un "quarto genere". Le difficoltà connesse al concetto di continuum sono legate al fatto che esso crea una progressione lineare. Ciò implica, naturalmente, una polarizzazione, nel senso che devono esserci due estremità del continuum indipendentemente dalla quantità di stazioni intermedie. Salvo, in una certa misura, la teoria di Callender e la nozione del genere misto di Kochems, le altre concettualizzazioni impongono la nozione di stasi per le categorie di genere che esse istituiscono. Eppure, il rapporto di ogni individuo col suo genere è una continua evoluzione. Il genere non è coerente e immutabile nel tempo e nello spazio. Piuttosto esso è invece un artificio liberamente fluttuante ("free-floating artifice" dalle parole di Judith Butler).

Inoltre, secondo quanto Gayle Rubin ha postulato "il sesso e il genere non sono emanazioni storiche della mente umana. Sono piuttosto prodotti della attività storica umana." La dicotomia occidentale nel sistema di sesso e genere, quindi, non è manifestazione dell'immutabile essenza umana, quanto un prodotto culturale, ideologico e storico che non si trova in tutte le culture di tutti i tempi. Il genere, come la sessualità, è relazionale, culturalmente e individualmente. "In quanto fenomeno mutevole e contestuale," scrive Butler. "il genere non denota un essere sostanziale, ma un relativo punto di convergenza tra specifici insiemi di relazioni culturali e storiche".

Pertanto, piuttosto che formare continuum o matrici, che connotano una struttura fissa, il sesso e il genere vanno percepiti come sistemi che includano i berdache, i gay moderni e le lesbiche, gli eterosessuali, i bisessuali, gli ermafroditi, i travestiti all'interno di un caotico complesso senza poli o ruoli binari. Dentro questo complesso, la formazione di un'identità di sesso e di genere diventa un processo che non raggiunge la risoluzione e non vi permane perché continuamente si creano nuove relazioni e modi di relazionarsi. Secondo il filosofo Sawicki Jana: "In opposizione al modello di identità statico o individualista è quello che vede l'identità personale come costituita da una miriade di relazioni sociali, pratiche in cui l'individuo è impegnato. Siccome queste relazioni sono talvolta in contraddizione e spesso instabili, l'identità che emerge è frammentata e dinamica."

Proprio come gli ermafroditi e gli pseudoermafroditi di Fausto-Sterling sfidano la nostra convinzione che i sessi siano polarizzati e fissi, così i berdache sfidano la nostra convinzione che il genere sia polarizzato e fisso.



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